Aphex Twin – Selected Ambient Works ’85-’92


In una rubrica chiamata “Rovistando in soffitta”, come non proporre un album assemblato grazie a lavori scelti rovistando in soffitta? Perchè è questo che ha fatto Richard D. James (AKA Aphex Twin). Corrono esattamente 20 anni da quando il ventunenne Aphex rilascò (12 febbraio 1992) il suo primo album, mettendo insieme i migliori dei vecchi pezzi realizzati nei sette anni precedenti.
Il titolo lo conferma: Selected Ambient Works ’85-’92.
Le tracce sono 13, incredibilmente rivoluzionarie anche solo considerando che sono frutto delle sperimentazioni di un giovane che, comprendendo le potenzialità dell’elettronica, realizzò pezzi con sintetizzatori e drum machine che lui stesso modificava e programmava. Fu interamente registrato tramite cassetta, il che comportò una qualità audio certamente non eccelsa, ma che non impedì all’album di essere subito accolto dalla critica come un lavoro maestoso. Uno spartiacque per l’ambient dei primi anni ’90 e quindi una pietra miliare per tutta l’elettronica. Perché la sua ambient è lontana da quella di Brian Eno. La sua è un’ambient beat-oriented, una ambient che nel giro di poco tempo verrà chiamata IDM, ottenuta grazie anche a sensibili influenze della leggendaria techno di Detroit. Ma più che le influenze, c’è da ringraziare l’originalità di AFX, che ha partorito un lavoro in cui si intravede subito la strada artistica che si troverà a percorrere. Già in Green Calx e Heliosphan si possono apprezzare i suoi ritmi, ancora abbozzati abbozzati ma che diventeranno nel tempo veloci, folli, frenetici: un marchio di fabbrica che troverà compimento negli ultimi album dell’artista. Melodie semplici che, unite a quel modo di usare le percussioni, ricordano lavori recenti di molti altri artisti. Fra tutti i Radiohead che, tramite Thom York, hanno ammesso di essere stati influenzati dal genio controverso di Richard D. James.
Ma Aphex è riuscito a rimanere lontano da chiunque, ritagliarsi un suo spazio che vediamo crescere di lavoro in lavoro. Nel primo, anche se in forma embrionale si possono trovare molte tracce che anticipano il suo percorso successivo. Anche il suo humour, che diventerà con gli anni sempre più nero, è abbozzato in “We are the music makers” dove è inserito il campionamento di una battuta presente nel vecchio film Willy Wonka e Fabbrica del Cioccolato (1971).

Insomma, un capolavoro all’epoca, un capolavoro ancora oggi, visto che adesso sappiamo con certezza che questo primo lavoro era davvero solamente l’inizio.

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